Diritto-dovere di procurarsi la propria alimentazione


Ogni uomo ha il diritto (e il dovere) di produrre in proprio il suo fabbisogno alimentare

  Come è spiegato ne ‘Il Sistema di base’, una sistemazione definitiva dell’umanità passa necessariamente attraverso l’assegnazione ad ogni essere umano di una parte uguale delle risorse naturali del pianeta Terra, in primo luogo un appezzamento di terreno che egli, se non ha altro lavoro da svolgere, potrà coltivare personalmente per ricavarne il cibo necessario alla propria sussistenza.
  Tutte le naturali attività materiali umane sono nobili Questo tipo di soluzione del problema della sopravvivenza umana non ci deve meravigliare ed essere ritenuto non degno dell’uomo, come ritengono i benpensanti politicamente corretti che danno valore soltanto a quello che proviene dalla mente, in primo luogo il progresso scientifico e tecnologico: per costoro coltivare la terra non è un lavoro nobilitante mentre lo sarebbe ripetere un movimento meccanico per otto ore di seguito su una catena di montaggio, solo perché frutto di una creazione umana.
  Ma andiamo a fondo dell’argomento: è forse poco nobilitante per l’essere umano pulire il proprio corpo dopo il quotidiano scarico dell’intestino (scusate la crudezza, ma quando ci vuole…) o non è forse una delle attività umane più naturali e quindi dello stesso valore di tutte le altre? Ignobile sarebbe invece non pulirsi.
  E perché dovrebbe essere poco nobile seminare, concimare e far crescere piante e governare animali mentre invece cucinare dovrebbe essere addirittura un’arte? Non è forse vero che la cucina di un grande cuoco senza prodotti agricoli di qualità risulta mediocre e addirittura dannosa?
  In realtà ci sono azioni che indistintamente tutti gli uomini (belli e brutti, ricchi e poveri) sono obbligati dalla natura a fare ogni giorno: alimentarsi, lavarsi, dormire. Questi ineliminabili bisogni richiedono a ogni singolo uomo altrettante attività per soddisfarli: cacciare o coltivare la terra, costruirsi una dimora con servizi igienici… Sono i comportamenti puramente materiali comuni a tutti gli esseri umani e indispensabili alla sua esistenza, come ben si può verificare presso le residue popolazioni primitive.
  Storicamente soltanto in un secondo tempo dalla comparsa dell’umanità queste attività sono state demandate da alcuni uomini (impegnati in attività creative) ad altri (domestici, contadini…), ma la materialità e la corporeità sono parti integranti e insostituibili dell’essere umano e vergognarsi di alcuni aspetti di esse è chiaro segno di ipocrisia (ai ‘piaceri della vita’, che in buona misura da esse derivano, non rinuncia nessuno) e superbia (considerando essere inferiore chi si occupa della stalla).
  Coltivare un campo per i propri bisogni alimentari, ad esempio, non è affatto una attività di secondo o terzo piano: non è primitiva ma ‘primaria’ e ben lungi dall’essere poco degna dell’uomo.
  Tra l’altro, è il modo naturale per conservare, migliorare e potenziare la corporalità dell’uomo mantenendola in equilibrio con la sua componente mentale, che invece tende sempre a farlo vivere nell’astratto mondo dei sogni che tanti danni ha portato all’umanità.
  Queste sono le leggi della natura, questa è la vera saggezza, come bene ha detto recentemente uno sciamano pellerossa Opi:” Questa umanità non si salverà se non ritornerà alla terra”. Cosa voleva dire? Proprio quello che diciamo noi: l’uomo deve riscoprire (dopo la sbornia dell’illuminismo ipercritico e artificioso) la sua nobiltà integrale partendo dalle cose basilari della sua esistenza il suo corpo, la biosfera, la terra, le energie naturali… Diocleziano, uno dei più grandi imperatori di Roma, dopo 22 anni rinunciò volontariamente al suo immenso potere e si ritirò a Spalato dove si dedicò soltanto alla sua vita privata. A uno dei suoi successori che lo pregava di ritornare al potere egli rispose: ‘Se tu avessi visto gli ortaggi che crescono nel mio palazzo e che io curo personalmente con le mie stesse mani, non mi avresti sicuramente fatto una simile proposta!’
  La terra è la base su cui costruire l’armonia di corpo, anima e spirito L’elevazione dell’uomo (ed è questo l’importantissimo richiamo della crisi globale attuale) non sta nello sviluppare di più una delle sue tre componenti (corpo, anima, spirito) rispetto alle altre due ma nello svilupparle tutte e tre pariteticamente e in totale armonia: governare una stalla, risolvere un’equazione o scrivere un libro non hanno valore diverso se fatti bene e a fin di bene (‘Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza’ ha detto il massimo poeta italiano).
  Negli ultimi 200 anni abbiamo sviluppato un numero abnorme di attività mentali che ci ha portato a un eccesso di tecnologia e produttività industriale, pensando che da ciò potesse venire benessere per tutti.
  Ma tutti noi ci rendiamo conto che tale benessere è per lo più superficiale e ha un prezzo sempre più alto e inaccettabile. Basti considerare, ad esempio, che negli ultimi 30 anni il reddito medio in Europa è, sì, raddoppiato, ma il numero delle persone colpite da tumore è quasi decuplicato (dal 3,5% al 30%), come attestato dallo specialista P.Veronesi.
  Siamo entrati in una nuova era in cui per prima cosa dobbiamo rimediare ai danni (importanti non meno dei benefici) che l’era dell’Illuminismo ha procurato all’uomo e al pianeta. In breve, dobbiamo annullare la prevalenza dell’idea astratta sulla realtà concreta, recuperando la genuina e completa fruizione dei beni-valori primari per l’essere umano: il cibo, la casa, la famiglia, la vita dell’anima.
  E possiamo farlo soltanto ripartendo dalla terra, vale a dire se ognuno di noi, chi più chi meno, riprenderà a coltivare personalmente il proprio campo e a cibarsi direttamente dei suoi frutti. Perché consumare il cibo prodotto da altri chissà dove è come vivere in una casa non propria, come fare l’amore con una prostituta, come faticare ogni giorno in un lavoro che non ci piace.
  Senza contare che avere in ogni momento la possibilità di procurarsi da soli il proprio cibo e uno spazio vitale è anche un grande fattore di sicurezza per ogni singola persona che in caso contrario correrebbe un grave rischio per la stessa sopravvivenza o di trovarsi in uno stato di schiavità, più o meno accentuata (come ben dimostrano le recenti crisi per la mancata fornitura da parte di paesi terzi di indispensabili forniture di materie prime).  
  Per questo, coltivare personalmente la terra è un dovere ma anche un fondamentale diritto.